Rette RSA: quando gli accordi di pagamento firmati dai familiari sono nulli

Rette RSA: quando gli accordi di pagamento firmati dai familiari sono nulli

Negli ultimi mesi la giurisprudenza italiana ha ribadito un principio fondamentale a tutela dei familiari dei pazienti ricoverati nelle Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA): gli accordi di pagamento delle rette firmati dai congiunti possono essere dichiarati nulli, con conseguente diritto alla restituzione delle somme versate.

Il tema delle rette RSA — spesso fonte di disagio economico e di contenziosi — ruota attorno alla distinzione tra prestazioni sanitarie, che devono essere a carico del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), e prestazioni socio-assistenziali, che in alcuni casi possono essere poste a carico dell’utente.

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Il principio di diritto: la “inscindibilità” delle prestazioni

La Corte di Cassazione (sentenza n. 2038 del 2023) ha chiarito che la chiave per stabilire chi debba sostenere i costi della retta non è la prevalenza della componente sanitaria o assistenziale, ma la loro integrazione.
Quando le cure mediche e l’assistenza quotidiana sono inscindibilmente connesse, l’intera retta deve essere a carico del SSN.

Questo avviene, per esempio, nei casi di pazienti affetti da malattie neurodegenerative come l’Alzheimer, dove l’assistenza non è semplicemente di supporto, ma parte integrante di un trattamento sanitario continuo e indispensabile.

Nullità degli accordi firmati dai familiari

Sulla base di questo principio, numerose pronunce — tra cui la Corte d’Appello di Milano (sentenza n. 3489/2024) e il Tribunale di Oristano (sentenza n. 201/2025) — hanno affermato che:

“Gli impegni sottoscritti dai familiari dei pazienti per il pagamento delle rette RSA sono nulli se la degenza è riconducibile a prestazioni sanitarie inscindibili da quelle assistenziali.”

La nullità deriva dal fatto che tali accordi violano norme imperative: nessun cittadino può essere obbligato a sostenere costi che la legge pone a carico del sistema pubblico.
In altre parole, se il ricovero riguarda un paziente non autosufficiente che necessita di cure sanitarie continuative, la struttura non può rivalersi economicamente sui familiari.

Il diritto alla restituzione delle somme versate

La conseguenza diretta della nullità è il diritto alla restituzione delle somme pagate a titolo di retta.
I giudici hanno riconosciuto che chi ha versato somme non dovute — anche per anni — può chiederne la ripetizione di quanto pagato.
In alcuni casi, le RSA oppure gli enti pubblici competenti sono stati condannati a restituire tutte le rette pagate.

Questa linea giurisprudenziale rafforza la tutela dei cittadini e sottolinea la necessità di verificare attentamente, e possibilmente con l’ausilio di un esperto legale, la legittimità degli impegni di pagamento assunti con la sottoscrizione di contratti di degenza presso RSA per malati affetti dal morbo di Alzheimer o da altre gravi patologie neurodegenerative.

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Il ruolo della “natura mista” delle RSA

Un ulteriore elemento di conferma arriva dalla recente sentenza della Cassazione n. 24557 del 4 settembre 2025, che ha definito le RSA come strutture a “natura mista”, con funzioni sia sanitarie che assistenziali.
Questo riconoscimento rafforza ulteriormente la tesi secondo cui le prestazioni rese a pazienti non autosufficienti non possono essere scisse e, quindi, devono essere finanziate integralmente dal SSN.

Cosa possono fare oggi i familiari dei pazienti

Chi ha firmato o sta pagando rette RSA può:

  1. Richiedere una valutazione legale preliminare per verificare se le condizioni del paziente rientrano tra i casi di “inscindibilità” riconosciuti dalla giurisprudenza;
  2. Contestare la validità dell’impegno di pagamento se sottoscritto in violazione delle norme a tutela del diritto alla salute;
  3. Agire per ottenere la restituzione delle somme eventualmente non dovute alla struttura o agli enti competenti.

In sintesi

  • Gli accordi firmati dai familiari possono essere nulli se le prestazioni sanitarie e assistenziali sono inscindibili;
  • In questi casi, le rette devono essere integralmente a carico del SSN;
  • Chi ha pagato indebitamente ha diritto al rimborso, da parte della struttura o, in alcuni casi, dell’ente pubblico;
  • È consigliabile rivolgersi a un legale esperto in diritto sanitario per una valutazione specifica.

Come puoi tutelarti con Soluzione RSA

Per aiutare i familiari a far valere i propri diritti, il network legale Consulcesi & Partners è in campo con il servizio Soluzione RSA, il servizio dedicato a chi ha sostenuto spese di ricovero che potrebbero non essere dovute.
Attraverso una valutazione preliminare, il team legale analizza la documentazione sanitaria e contrattuale per verificare:

se le prestazioni erogate erano inscindibilmente sanitarie;

se l’impegno di pagamento firmato è nullo;

se sussistono i presupposti per richiedere il rimborso delle somme versate.

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